Il prossimo 25 giugno si terrà il primo seminario organizzato dal Centro Studi Nazionale ANACI e dal Politecnico di Milano, dal titolo ridondante ("Opportunità nell'evoluzione del mercato immobiliare: criticità ed opportunità") e dal depliant interessante: "Il network degli Amministratori di condominio acquista valore attraverso lo scambio di opinioni, idee, conoscenza per organizzare nuovi modelli di business su base territoriale, creando approcci innovativi al lavoro". I relatori parleranno anche di best practices, di domotica, di global service: nuove opportunità del mercato immobiliare, appunto, e presentate con il prestigio che un'istituzione come il buon vecchio Poli può offrire. A chi?
Contemporaneamente, e forse non esattamente in linea con il target del seminario, sembra che il mestiere condominiale sia visto come un'ultima spiaggia da chi un "lavoro serio e stabile" non riesce a trovarlo, oppure un settore dove chiunque si sente in grado di poter dire la propria (quindi: competere) semplicemente perchè vive in condominio: non esattamente il paradiso, insomma, ma una specie di zona grigia dal facile accesso e dai bassi requisiti.
Da un estremo all'altro.
L'osservatore esterno nota con stupore l'alternarsi di "sinergie strategiche" e di domande da scuola media, di scenari futuribili presentati come fossero il terzo segreto di Fatima (il global service - qui e ora - è la morte della qualità: altro che controllo a distanza) e di convegni puramente commerciali, di grandi inquisizioni e di approcci quanto meno dilettantistici: tutta roba lecita, ma che all'amministratore medio serve a niente. Non è aggiornamento professionale.
Con l'avvento della rete, con i forum, i newsgroup, i centomila siti più o meno specializzati, si può avere facilmente l'illusione di poter ricevere tutte le informazioni al momento utile: ma allora perchè sentiamo sempre le solite domande sull'obbligatorietà del Durc, sui DVR, sull'inesistente "responsabile della sicurezza", quando sono argomenti trattati e ritrattati da anni ed anni?
Forse perchè troppe risposte sono date da persone che non hanno competenza, che parlano per sentito dire, o peggio che hanno interesse a dire una cosa piuttosto che un'altra?
O forse perchè i quotidiani ed i periodici "specializzati" non si preoccupano di valutare con attenzione l'attendibilità di quanto pubblicano, dando su una questione che - poniamo il caso - riguarda una DIA lo stesso rilievo ai pareri di un magistrato, di un avvocato e di un architetto, quando l'unico che lavora tutto il giorno sull'argomento è ovviamente l'architetto.
O forse ancora perchè le associazioni che riuniscono storicamente gli amministratori non riescono, per lentezze e timori tipici di un atteggiamento accademico, a proporre linee guida, pareri unificati, prese di posizione forti ed autorevoli. E quindi può capitare che a uno stesso convegno si senta un relatore elaborare una faticosa interpretazione che poco dopo un altro relatore smentirà, semplicemente leggendo un testo di legge.
Il risultato finale è sempre lo stesso: l'amministratore esce da questi incontri con meno certezze di quando è entrato, sommando ai dubbi su precise questioni a cui sperava di trovare una soluzione, i nuovi dubbi che gli argomenti toccati dai relatori suscitano. Se è vero che nessuno possiede la Verità, non può essere una generalizzata "cautela" la risposta a tutte le domande: un professionista che amministra deve potersi aspettare molto di più di generalizzazioni, di letture superficiali, di trafiletti dal contenuto pasticciato, di quesiti ovvi per i quali si implora una risposta ministeriale.
Queste mancanze, che sono innanzitutto di conoscenza (la risposta fumosa cela sempre un'ignoranza di base), sono palesi e gridano vendetta. Ma l'amministratore medio sembra non volersi "vendicare", sembra accettare rassegnato questo vero deficit di formazione ed informazioni, limitandosi a cessare di partecipare agli eventi associativi; quando invece sarebbe necessaria, urgente, una forte domanda di incontri mirati, non promossi dal mercato (memorabili i convegni sui "nuovi obblighi" delle verifiche della messa a terra e dei controlli sull'acqua potabile...), specifici su singoli argomenti tra i mille che l'amministratore di condominio deve conoscere. Incontri in cui fare anche la famosa seconda domanda (quella che davvero serve a capire una questione), in cui una faccia risponda ad un'altra faccia, in cui un dubbio si trasformi in una procedura operativa ed una difficoltà, finalmente, in una vera opportunità.